Weber: La fondazione della sociologia scientifica

(Pag. 354 - 362)

Fotografia di Max Weber,
1918

Max Weber è considerato il padre della sociologia moderna e le sue considerazioni hanno avuto un profondo impatto sulle successive indagini sulla società contemporanea.

GLI STUDI SOCIO-ECONOMICI E FILOSOFICI

Fu storico, economista, sociologo e la sua indagine riguarda i fenomeni socio-economici della modernità capitalistica. Dopo aver studiato diritto, storia, economia e filosofia a Heidelberg, Berlino e Gottinga, inizia a scrivere saggi di storia economica e da un'inchiesta sulle condizioni dei lavoratori agricoli della Germania a cui partecipa nel 1892 emerge la trasformazione del Paese e dell'Occidente da economia di tipo agricolo a industriale e l'urbanizzazione sociale. Insegna successivamente presso alcune università, interessandosi alla società e politica senza mai abbandonare gli studi teorici. Diviene così un punto di riferimento importante per i giovani intellettuali, i cosiddetti "studenti liberi", che si incontrano nella sua casa e lo reputano un maestro da seguire. Approfondisce inoltre l'opera di Marx, criticando come egli riduca la complessità del fenomeno socia le alla mera struttura materiale e considerando invece il capitalismo come non del tutto negativo, dotato quindi di vantaggi, rischi, possibilità e limiti. Nel 1918 partecipa alla redazione della Costituzione della Repubblica di Weimar ed è uno dei fondatori del Partito democratico tedesco.

IL METODO DELLE SCIENZE STORICO - SOCIALI

L'interesse per le scienze storico - sociali porta il filosofo a definire lo statuto epistemologico e la metodologia, rendendolo di conseguenza uno dei fondatori della moderna sociologia scientifica, la quale si contrappone al positivismo di Comte e individua nei modi di agire individuali che si evolvono nel corso della storia il proprio oggetto di studio. Nei due saggi intitolati "L'oggettività conoscitiva della scienza sociale e della politica sociale" e "Il significato della "avalutatività" delle scienze sociologiche ed economiche", egli afferma che le scienze storico - sociali richiedano un atteggiamento dello scienziato "avalutativo" (neutrale), che non giudichi cioè in base a idee o valori preconcetti: per comprendere in modo quanto più possibile oggettivo la realtà che lo circonda, lo scienziato è infatti tenuto a vedere la verità dei fatti anziché difendere i propri ideali. L'avalutatività costituisce tuttavia uno dei paradossi che Weber riconosce nel suo stesso pensiero, sostenendo quindi che, nonostante lo sforzo del ricercatore di essere oggettivo, egli rimane perfettamente consapevole che la verità assoluta non esiste e che ogni conoscenza è parziale perché sviluppata da uno specifico punto di vista.

RELATIVITÀ E OGGETTIVITÀ DELLA SCIENZA

Per chiarire la neutralità della scienza, Weber distingue il "giudizio valore" dalla "relazione ai valori": il primo consiste nella valutazione di approvazione o di biasimo del ricercatore nei confronti della realtà in base a motivi etici, politici o religiosi, mentre la seconda corrisponde al criterio con cui lo scienziato opera la selezione dell'oggetto d'indagine, ovvero fa riferimento ai precisi valori culturali di una determinata epoca e isola l'oggetto di studio. La ricerca scientifica è dunque sempre unilaterale perché correlata a una specifica prospettiva culturale, e asistematica, in quanto i criteri di selezione variano a seconda dell'epoca. L'avalutatività del ricercatore e il suo atteggiamento rigoroso e libero da preconcetti garantisce l'oggettività del risultato, che risulta scollegato da alcun tipo di opinione personale.

L'ANALISI DELLA CAUSALITÀ STORICA

Secondo la visione di Weber, le scienze storico - sociali richiedono comunque una spiegazione causale, la quale, diversamente dalle scienze naturali che inquadrano un fenomeno in una determinata legge, mette in luce una catena limitata di elementi rilevanti per il fatto studiato e la cui assenza avrebbe generato un risultato diverso ("imputazione causale"). Si tratta di un metodo grazie al quale è possibile evidenziare le circostanze che rendono possibile un determinato corso degli evento per comprenderlo.

LO SPIRITO DEL CAPITALISMO
  • Opera "L'etica protestante e lo spirito del capitalismo": correlazione tra lo "spirito del capitalismo" e la convinzione protestante e calvinista -> la salvezza dell'essere umano deriva da Dio, ma può dimostrare con le sue opere e le sue azioni di godere della grazia divina, che si manifesta nel successo economico e nella realizzazione della vita professionale
  • esito: "disincantamento" = fenomeno per cui nel corso della storia va a perdersi l'aspetto magico - sacrale a favore di un processo di lenta e progressiva razionalizzazione e intellettualizzazione -> convinzione dell'uomo di poter dominare ogni cosa solamente con la ragiona
  • povertà dell'uomo, che ha perso gli antichi margini di contrattazione con il divino e si trova privo di valori e di significati da correlare alla sua ricerca di successo e potere
  • paradosso della società capitalistica: la modernità sprona i comportamenti razionali, ma al contempo l'accumulo della ricchezza si riduce a un "dovere" che imprigiona e incatena l'uomo, che diviene uno strumento di produttività
Riassunto:

Weber afferma che:

le scienze storico - sociali
  • sono definite dall'atteggiamento del ricercatore, il quale deve essere avalutativo o neutrale, pertanto occorre distinguere tra:
giudizio di valore: la presa di posizione valutativa del ricercatore nei confronti della realtà;
relazione ai valori: il criterio con cui lo scienziato opera la selezione degli oggetti dotato di interesse scientifico
  • ricorrono a una particolare spiegazione causale, la quale mira a individuare una serie limitata di elementi rilevanti per la determinazione degli eventi
Afferma inoltre che:
  • lo sviluppo del capitalismo è connesso alla religione protestante, secondo cui l'uomo può dimostrato con le opere e le azioni di godere della grazia divina, pertanto l'impegno individuale risulta incentivato anche quando viene meno il suo significato religioso
  • l'Occidente assiste a un processo di "disincantamento del mondo", il quale comporta la fine del politeismo e la progressiva razionalizzazione e intellettualizzazione delle attività umane. L'uomo è sottomesso alla logica del profitto e del guadagno fine a sé stesso. Prevale l'etica della responsabilità e una logica calcolante e strumentale


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