Il metodo fenomenologico di Husserl

(Pag. 442 - 449)

L'EPOCHÉ FENOMENOLOGICA


Husserl si focalizza in particolare sull'elaborazione di un metodo in grado di rendere accessibile all'uomo la dimensione originaria costituita da tutte le forme di conoscenza con cui attribuire senso al mondo: esso si definisce "metodo fenomenologico", poiché consente di osservare fenomeni in modo autentico e veritiero attraverso la sospensione del giudizio sul mondo e la pratica dell'epoché. Con "sospensione del giudizio sul mondo", egli intende sospendere ("mettere tra parentesi") le certezze della scienza e l'atteggiamento naturale dell'uomo di considerare la realtà come già data e precostituita da essa, anziché come essere riferita al soggetto. Ciò che rimane dopo l'applicazione dell'epoché non è tuttavia un soggetto da cui dipende l'esistenza delle cose, come avviene nella concezione kantiana, ma piuttosto una coscienza che si traduca in una connessione indissolubile tra soggetto e oggetto. Tale "coscienza" corrisponde, secondo Husserl, a un insieme di atti che si rivolgono all'oggetto, il quale rivela progressivamente i suoi vari strati di significato: essa è pertanto "intenzionalità", ovvero non è mai una coscienza statica, bensì sempre "coscienza di qualche cosa" e corrente di esperienze vissute con cui correla la "noèsi", cioè gli atti di coscienza del soggetto (polarità soggettiva -> es. pensare o immaginare), al "noèma", ossia alla ai vari modi in cui le cose appaiono in relazione a tali atti intenzionali (polarità soggettiva -> es. il percepito o desiderato).

IL PROCESSO DI COSTITUZIONE DEL SENSO DELLE COSE

Litografia "Mano con sfera riflettente" di Mauritis Cornelis Escher,
1935

L'intenzionalità della coscienza corrisponde a un livello che precede ogni concettualizzazione e categorizzazione, ed è a partire da questa che è possibile cogliere il processo tramite cui si formano i significati e i valori che riconduciamo alle cose. Nonostante gli oggetti a noi familiari siano apparentemente già dotati di un valore d'uso (es. bicchiere), il loro valore può essere messo in discussione ("tra parentesi") per interrogarsi sulla sua origine. In tale intenzionalità, le cose esistono in quanto "appaiono" all'uomo, e ci si rivolge ad esse come se fosse la prima volta: ciò significa che gli oggetti corrispondono a un insieme infinito di modi di essere in relazione ai vissuti soggettivi.
Il cosiddetto "processo di costituzione delle cose", le quali si rivelano progressivamente, si svolge quindi, secondo Husserl, attraverso vari gradi che il fenomenologo si propone di descrivere, svelandone le molteplici stratificazioni e direzioni di significato, a partire da quella percettiva. ESEMPIO: Prendendo in considerazione il castello di Berlino, ovvero un edificio bello e imponente che si trova al di fuori di me, in base all'epoché esso diventa parte del proprio "stato d'animo" poiché viene semplicemente dato, e su di esso formiamo generiamo automaticamente giudizi, apprezzamenti e pensieri (es. considerare di visitarlo). Il castello viene dunque anzitutto percepito, ma successivamente fantasticati, giudicato reso oggetto di ammirazione e di desiderio, e acquisisce un senso solamente nel momento in cui assume un significato per l'osservatore, diventando noési, cioè la nostra esperienza vissuta. 

IL PROCESSO DI COSTITUZIONE DEL SOGGETTO

Litografia "Vincolo d'unione" di Mauritis Cornelis Escher,
1956

La "datità" di un oggetto, vale a dire l'insieme delle sue caratteristiche, che sono "date" nell'esperienza umana", è sempre la stessa, mentre l'intenzionalità varia e ne propone una stratificazione mai definitiva di livelli di esistenza e di valore, cioè una varietà di significati. La "sintesi" che unisce tali interpretazioni coincide, per Husserl, nella coscienza "trascendentale". Inoltre, non solo le cose non hanno senso come realtà a sé stanti, ma il soggetto è oltretutto qualcosa che richiede un processo di costituzione, in quanto non è un'entità precostituita ed è invece il risultato della sintesi di tutte le "funzioni" che si rivelano progressivamente attraverso l'intenzionalità.

LA FENOMENOLOGIA COME SCIENZA "EIDETICA"

La fenomenologia è definita da Husserl come una scienza descrittiva dell'essenza, ossia una scienza "eidetica" che, oltre a cogliere fatti ed eventi particolari, comprende anche le strutture essenziali dell'esperienza. Come menzionato in precedenza, la coscienza tende a relazionarsi con gli oggetti a essa esterni, e l'intenzionalità consiste dunque nel fatto che si basa sulla conoscenza derivante dalla percezione delle cose che sono "a portata di mano": il mondo è costantemente disponibile e offre oggetti d'uso, che possono non solo essere la nostra scrivania, bensì lo sono anche uomini e animali. Tuttavia, è attuando la "riduzione eidetica", ovvero mettendo tra parentesi il significato abituale degli oggetti che possiamo coglierne l'essenza, vale a dire che caratterizza l'essere proprio di una cosa, di un valore o di una persona: si tratta cioè di un suo aspetto specifico che noi osservatori trasformiamo in un idea o in un'immagine mentale per distinguere quel dato oggetto da altri.

LE EVIDENZE ORIGINARIE DELLA REALTÀ

Con "intuizione eidetica", Husserl definisce proprio tale conoscenza dell'essenza delle cose, poiché non avviene confrontando due oggetti, bensì per una diretta intuizione dell'universale, ossia un'intuizione che fa riferimento alla nostra percezione o ai nostri valori, in base ai quali sappiamo che una cosa è un oggetto ben preciso e non un altro. La fenomenologia in tal senso consente quindi di mettere in luce tali presupposti universalie cogliere l'essenza delle cose. Svelare le l'origine della soggettività che attribuiamo agli oggetti significa pertanto riappropriarsi di un senso andato smarrito.

IL MONDO DELLA VITA E IL RAPPORTO CON GLI ALTRI

L'ultimo passo dopo la scoperta del senso originario delle cose corrisponde al "mondo della vita", che consiste nel mondo così come lo sperimentiamo prima e indipendentemente dalle categorie e dai concetti della scienza. Si tratta quindi dell'area delle emozioni, dei bisogni, degli scopi e dei vissuti, ed è un concetto che Husserl introdusse in risposta all'accusa di aver descritto un io puro solipsistico e astratto: solipsistico poiché appare isolato dagli altri oggetti, e astratto perché rappresentato come un principio puro e disinteressato. Il filosofo sottolinea che l'io uro sia tuttavia un corpo proprio correlato ad altri analoghi, che dal primo ricevono un orientamento o una prospettiva. In conclusone, grazie alla fenomenologia, il processo di ritrovamento del soggetto, ossia la scoperta che sia l'io il lo strumento di conoscenza del mondo e di attribuzione di un senso ad esso, è anche il processo di ritrovamento degli altri, che formano la comunità umana: essa ha pertanto lo scopo della riconquista della centralità della soggettività umana come fonte di ogni valore e significato.

Riassunto:

Il metodo fenomenologico di Husserl:
  • si basa sull'epoché: la sospensione della fiducia nella presunta oggettività del mondo, che consente di ritrovare la base originaria e precategoriale della conoscenza, cioè la dimensione dell'intenzionalità, la quale presenta una correlazione tra:
- una polarità soggettivanoèsi: gli atti di coscienza
- una polarità oggettivanoèma: le varie modalità di apparizione delle cose in relazione agli atti intenzionali del soggetto
  • permette di:
- descrivere il processo di costituzione del senso delle cose nelle sue varie stratificazioni;
- mostrare le strutture essenziali dei vissuti intenzionali, grazie a l'intuizione eidetica
  • porta alla luce il mondo della vita, cioè il mondo prescientifico delle emozioni, dei bisogni, del vissuto concreto: in esso, il soggetto è già da sempre in relazione con gli altri in una dimensione intersoggettiva

Commenti

Post popolari in questo blog

Compiti - Horkheimer e Adorno

Kierkegaard: le possibilità e le scelte dell'esistenza

Sigmund Freud