Bergson e l'essenza del tempo

(Pag. 300 - 308)

Henri Bergson fotografato da Henri Manuel,
1927


LA DENUNCIA DEI LIMITI DELLA SCIENZA

Henri Bergson è considerato un vero e proprio "maestro del pensiero" dagli studiosi, e il suo progetto consiste fondamentalmente nel dare voce a tutti quegli aspetti che la visione positivista della scienza aveva trascurato. Il primo elemento che secondo il filosofo è incompreso dalla scienza e non è spiegato corrisponde al tempo, poiché la scienza è caratterizzata da un limite intrinseco a causa del quale non è in grado di cogliere la continuità della vita: essa fa difatti uso di processi che "semplificano" la realtà concreta, ovvero un oggetto di studio è "immobilizzato" e classificato per essere sottoposto a un'analisi logica. Per comprendere il tempo è dunque necessario mettere in atto un'intelligenza intuitiva, che non presupponga  calcoli e con cui cogliere "dall'interno" la dinamica del reale

L'ANALISI DEL CONCETTO DI TEMPO


Bergson si accorge che il tempo della scienza è privo di "durata", dal momento che è un tempo spazializzato, e cioè nulla di più di una successione di istanti raffigurabili su una linea retta scandita da punti uguali. Una rappresentazione di tale monotonia nella ripetizione coincide con l'orologio, attraverso il quale otteniamo solamente una riproduzione dell'istante attuale, senza conservare i momenti del passato: è grazie alla misurabilità del tempo dell'orologio che è ci è possibile organizzare la nostra vita sociale. Il tempo della scienza è pertanto utile e necessario, ma Bergson afferma che non sia l'unico esistente: vi è infatti anche il tempo della coscienza, in cui i momenti non sono chiaramente scanditi ma il passato fluisce nel presente attraverso la memoria, e si mescola al futuro tramite l'anticipazione, che è anche detta "progettualità". In questo tempo le forme di misurazione perdono quindi di ì significato, perché esprime solamente ciò su cui la nostra interiorità è concentrata in quel preciso momento.

IL TEMPO INTERIORE E I SUOI CARATTERI


Il tempo dello spirito è un tempo interiore e si caratterizza per essere.
  • il tempo della durata, poiché a presente, passato e futuro non viene posto un termine;
  • il tempo della vita, ossia delle cose che ciascun individua ricorda come significative;
  • il tempo qualitativo, dal momento che è misurabile in base alla qualità del ricordo che suscita in noi;
  • un flusso continuo, cioè non segmentato in istanti.
L'AMPLIAMENTO DEL CONCETTO DI MEMORIA


Secondo tale visione, il tempo si identifica quindi nella memoria, a cui Bergson nell'opera "Materia e memoria" attribuisce tre aspetti:
  1. Il ricordo puro è la "pura durata spirituale", ovvero consiste nel deposito di tutti i ricordi passati: essi sono vengono registrati dalla nostra mente in modo automatico ma non sempre conscio ,e si tratta cioè del nostro passato, che ci accompagna in ogni momento anche quando non ne siamo consapevoli.
  2. Il ricordo - immagine corrisponde invece all'atto con cui alcuni frammenti del ricordo puro, ossia del passato, si manifestano nel presente sotto forma di una piccola porzione della memoria complessiva. Essa può essere un ricordo e può essere soggetta ad malattie che alterano le funzioni cerebrali di memoria. Bergson sostiene in tal caso che tali disturbi colpiscano solamente il ricordo - immagine,  pertanto ciò che va a perdersi è la capacità del cervello di "filtrare" i materiali in esso anziché il contenuto della coscienza stessa.
  3. Infine vi è la percezione, che ci lega al mondo esterno e corrisponde alle attività corporee che limitano la nostra coscienza in vista di un'azione. Essa è il polo opposto della memoria, poiché si concentra sul presente e sulle necessità pratiche anziché sulla vita vissuta. Una percezione isolata, come ad es. un suono o un odore, può essere un momento in cui riaffiora il ricordo, ed emerge così una memoria rimasta sepolta: in tale concetto ritroviamo perciò la scoperta freudiana dell'inconscio come insieme di pulsioni e ricordi, che, nonostante la rimozione, possono riaffiorare a seguito di uno stimolo.
LO SLANCIO VITALE E L'EVOLUZIONE CREATRICE


Un'opera di Bergson i particolare segna un ulteriore passo vero il superamento della separazione tra materia e spirito: all'interno di "L'evoluzione creatrice", il filosofo confronta la continuità della vita biologica alla continuità della coscienza, in quanto ambedue sono caratterizzate da un'incessante e unica forza vitale. In altre parole, per Bergson la vita non ha componenti particolari, ma ha origine da un unico "slancio vitale", detto "élan vital". Essa consiste in un'energia non scomponibile e non reversibile, all'interno della quale è sempre conservato il passato.
Lo slancio vitale si espande nell'universo con un'intensità variabile, ed è la ragione per la diff
erenziazione degli esseri e della specie
: ad esempio il mondo animale e il mondo vegetale coincidono a due diverse diramazioni dell'unica vita. La vita è quindi creatività libera e imprevedibile, ed è inizialmente "totipotenza", ossia è la possibilità di divenire tutte le cose, che si specifica gradualmente. La vita dell'universo è quindi paragonata da Bergson all'esplosione di un proiettile in mille pezzi, in cui ciascuno ne è un frammento. L'evoluzione è di conseguenza un'evoluzione creatrice, ovvero consiste nell'energia vitale che da spirito estingue la sua caratteristica spirituale e si manifesta in materia. Per Bergson, la realtà è dunque sempre unica, ed è per tale ragione che la materia non è qualcosa di esterno che ostacola lo sviluppo, ma ne è il risultato.

LA QUESTIONE DELLA CONOSCENZA


Bergson si sofferma, inoltre, sul tema della conoscenza umana, affermando che ve ne siano due distinte tipologie:
  • In primo luogo, un oggetto si può conoscere dall'esterno, vale a dire che ci è possibile descriverne le caratteristiche e tradurlo in simboli o altre forme di rappresentazione: ciò significa che operiamo un'analisi dell'oggetto in questione e ricrearne un'immagine "sintetica", spesso parziale, nei suoi aspetti principali. Si tratta perciò di una conoscenza che deriva da un'intelligenza che isola e irrigidisce gli elementi della realtà considerata e che Bergson ritiene aver valore solamente in ambito pratico piuttosto che teorico, in quanto è utilizzata dall'uomo per la risoluzione di problemi concreti che gli consentano di adattarsi all'ambiente;
  • In secondo luogo, il filosofo sostiene che un oggetto si conosca anche attraverso l'intuizione, con cui si opera un' "identificazione simpatetica" e si rinuncia alla rappresentazione dell'oggetto, cogliendolo invece nella sua totalità. è ad esempio facendone direttamente esperienza che si realizza una comprensione integrale della vita.
LA CONTRAPPOSIZIONE FRA METAFISICA E SCIENZA

Fotografia di Giorgio de Chirico,
esponente della pittura metafisica

A tale intuizione fanno ricorso l'arte e la metafisica, due strumenti che Bergson definisce la "scienza assoluta del reale" e che contrappone all'intelligenza e alla scienza: il suo intento non consiste, tuttavia, nello svalutare la scienza, poiché afferma lui stesso che essa sia una modalità di conoscenza indispensabile, ma nel sottolineare l'errore di avere la pretesa di estendere le categorie della scienza al di là del loro ambito legittimo. La scienza consente difatti l'elaborazione di strumenti sofisticati per agire sulla realtà, ma, non potendone proporre una piena conoscenza, occorre fare affidamento anche all'intuizione. Ricorrere a questa non è facile per l'uomo, in quanto tenta di applicare l'intelligenza nella risoluzione dei suoi problemi quotidiani, e a tale scopo dovrebbe quindi assumere un atteggiamento diverso e rinunciare a due mezzi scientifico-intellettuali: la concettualizzazione e il linguaggio. I concetti, cioè i simboli con cui indichiamo la realtà, e le parole presuppongono necessariamente una scomposizione della realtà, che non può essere espressa in modo esemplificato. In tal caso, la figura del filosofo avrà dunque il compito di comunicare la sua intuizione della realtà tramite immagini e metafore.

LA MORALE E LA RELIGIONE


Nella sua ultima opera, intitolata "
Le due fonti della morale e della religione", Bergson descrive la società attraverso le medesime categorie impiegate per lo slancio vitale e la materia. Distingue così l'organizzazione sociale in:
  • società chiusa: La società chiusa coincide con una società autoritaria, la quale è dominata dall'esigenza di coesione sociale, di conformismo e la paura del cambiamento. La "morale dell'accettazione" su cui si fonda spinge quindi l'uomo ad accettare i suoi rigidi valori; mentre invece
  • società aperta: nella società aperta, la "morale assoluta" promuove la libertà e creatività degli individui, al fine di compiere un progresso sociale.
A tali due forme di morale, ossia la "morale dell'accettazione" e la "morale assoluta", sono correlati due atteggiamenti religiosi: la religione statica, che protegge l'uomo dalle sue paure, per es. di morte o insuccesso, attraverso miti e superstizioni, offrendogli una speranza consolatoria, e la religione invece dinamica, che è propria dei mistici, è quindi rara, ma permette di partecipare allo slancio creatore e vitale grazie all'amore e unirsi infine a Dio. Secondo Bergson, lo slancio creatore corrisponde a Dio e Dio all'amore, e di conseguenza l'unico rimedio ai mali morali e sociali è la mistica: l'obiettivo sarebbe infatti quello di una società nella quale gli individui sono sempre più aperti all'esperienza mistica dell'amore, in modo tale da accrescere quell'energia grazie alla quale trasformare radicalmente l'umanità. 

Riassunto:

Bergson

- distingue tra:
  • tempo della scienza: successione omogenea di istanti; tempo esteriore, misurabile e spazializzato;
  • tempo della coscienza: durata, flusso continuo; tempo interiore e qualitativo
- identifica la coscienza con la memoria, in essa si distinguono tre aspetti:
  • il ricordo puro: la pura durata spirituale;
  • il ricordo - immagine: l'atto con cui il passato si concretizza nel presente in vista dell'azione;
  • la percezione: la facoltà che ci lega al mondo esterno e seleziona i dati utili alla vita concreta.
- afferma che:
  • lo slancio vitale è all'origine della vita biologica e spirituale, infatti è energia spirituale invisibile che si espande nell'universo, dando vita a tutti gli esseri;
  • la conoscenza è di due tipi: intellettiva ed esterna (propria della scienza) + intuitiva e interna (propria della metafisica).

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