L'idealismo estetico di Schelling

Autoritratto di Friedrich Schelling
1809

Friedrich Wilhelm Joseph von Schelling è stato un filosofo tedesco e uno dei tre maggiori esponenti dell'idealismo tedesco, storicamente collocato tra Fichte e Friedrich. Nasce a Wurtembrug nel 1775, e tra le sue opere principali ricordiamo "L'io come principio della filosofia" e "La forma della filosofia in generale", e nel 1802 in particolare pubblica in collaborazione con Hegel il "Giornale critico della filosofia", con cui tuttavia non conserverà buoni rapporti.

L'UNITÀ INDIFFERENZIATA DI SPIRITO DELLA NATURA

Al pensiero di Fichte si collega quello di Schelling, che era anch'egli figlio del Romanticismo e prediligeva il sentimento rispetto alla ragione, sostenendo che fosse in grado di unire natura e spirito. In relazione alla natura, Schelling attribuisce al "Grande Io" di Fichte un'esistenza autonoma e indipendente: l'Io non è quindi più percepito come un ostacolo per piena affermazione della coscienza, bensì acquista una nuova centralità perché intriso di infinito. Ne consegue che il principio assoluto non si identifica più nell'io teorizzato da Fichte, ma corrisponde all'unità indifferenziata di spirito e natura (l'io e il non io, il soggetto e l'oggetto, il pensiero e il mondo). La natura è inoltre uno spirito solidificato e addormentato che può essere colto solamente attraverso l'arte

LE DUE DIREZIONI DELLA FILOSOFIA


Come menzionato in precedenza, Schelling pone al centro di ogni cosa la natura e lo spirito: in relazione alla natura, si occupa della tensione tra soggetto e oggetto, conscio e inconscio, attività e passività, mentre nello spirito riconosce il conflitto tra l'io e il non-io. L'assoluto, che in qualità di principio infinito della realtà non trova espressione né nel soggetto, né nell'oggetto, rappresenta l'origine comune da cui derivano due orientamenti della filosofia: la filosofia della natura, la quale studia la natura per giungere allo spirito, e la filosofia dello spirito, in cui avviene l'opposto, e cioè a partire dallo spirito è possibile conoscere la natura.

NATURA E SPIRITO COME MODALITÀ DI ESPRESSIONE DELL'ASSOLUTO

La natura, intesa come modalità di realizzazione ed espressione dell'assoluto, manifesta all'interno di essa e a un livello prettamente primitivo ed elementare una prima forma di spiritualità celata nella materia: essa è dunque concepita come un lento processo di smaterializzazione di sé stessa tramite cui lo spirito si sviluppa ed infine raggiunge la sua piena realizzazione e manifestazione nell'essere umano. È compito della filosofia della natura occuparsi della descrizione dei vari livelli della realtà, nella cui materia è possibile rilevare una graduale spiritualità, mentre d'altro canto la filosofia dello spirito mette in luce il percorso inverso, in cui ogni porzione del reale acquisisce un senso solo se posta in relazione alla concretezza in cui è immerso e alle altre parti che lo compongono.

L'ARTE COME SUPREMO ORGANO CONOSCITIVO

Dipinto "Viandante sul mare di nebbia" di C. D. Friedrich
1818

La natura cela in sé un mistero che la scienza non è in grado di risolvere, in quanto, secondo una visione meccanicistica, quest'ultima risulta insufficiente nel tentativo di spiegarne l'unità e organicità. Schelling sostiene che occorra quindi pervenire a una conoscenza che superi le differenziazioni concettuali, cosa che egli identifica nell'arte. Essa rappresenta infatti un'attività che unisce l'infinito con il finito, ed è lo strumento conoscitivo attraverso il quale è possibile ricavare le profondità originarie della vita e della natura. L'intuizione estetica, che è capace di accedere all'infinito grazie alle sue varie forme di espressione, può costituire il vero e proprio organo di rivelazione dell'assoluto per mano umana, poiché l'artista opera in base alle sue competenze e abilità tecniche, ed è dotato di una potenza creatrice che lo induce a produrre, esprimere e rappresentare significati che egli stesso non è sempre in grado di prevedere. Ciò significa che l'arte può assumere sensi e direzioni sconosciuti che meglio si addicono a cogliere il mistero dell'universo.

IL RAPPORTO TRA INTUIZIONE ARTISITCA E RIFLESSIONE FILOSOFICA

Tale ispirazione divina dell'artista lo rende diverso da tutti gli altri uomini comuni e dalla loro capacità produttiva semplice, ed è il segno distintivo del suo genio. La filosofia viene posta da Schelling a un livello inferiore rispetto all'arte, pressoché contrapposto, perché esse analizza gli oggetti distinguendoli, e cioè creando una separazione tra di essi che non coglie l'essenza della realtà, che risiede invece nell'unione delle determinazioni opposte considerate. Per colmare tale lacuna, la filosofia necessita dunque dell'arte, che svela cioè un senso più profondo del reale e consente all'uomo di raggiungere una condizione di equilibrio tra oggetti e concetti apparentemente contrapposti tra di loro.

Riassunto:

Schelling afferma che:
  • il principio infinito creatore della realtà è l'assoluto, il quale è la suprema unità di spirito e natura, soggetto e oggetto;
  • la filosofia è "scienza dell'assoluto" e può seguire due direzioni:
- la filosofia della natura, che partendo dalla natura ("spirito visibile") giunge allo spirito;
- la filosofia dello spirito, che partendo dallo spirito ("natura invisibile") giunge alla natura.
Infatti spirito e natura sono due modalità di realizzazione e di espressione dell'assoluto.
  • l'arte è il supremo organo conoscitivo, infatti riesce a cogliere le profondità originarie della vita e della natura grazie all'intuizione estetica, ossia la capacità di penetrare l'infinito attraverso le sue forme concrete. per questo l'attività dell'artista è simile a quella dell'assoluto creatore, poiché l'opera del genio si compone di ispirazione inconsapevole ed esecuzione consapevole, soggettività e oggettività, spirito e natura.


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